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6 settembre 1977: addio alla «divina» Callas

di Marco Innocenti

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5 settembre 2009

Muore di venerdì, il 6 settembre 1977, in una bella mattina di sole filtrata dall'ombra degli ippocastani che separano la sua casa di Parigi dal mondo. Si accascia all'improvviso, senza un lamento. L'immobilità fa contrasto con la sua immagine radiosa di vita. I medici parlano di arresto cardiaco, l'ipotesi più scontata. Ma c'è chi giura di avere visto sul comodino una boccetta di tranquillanti terribilmente vuota. Come vuota resterà la sua tomba al Père-Lachaise, perché il corpo viene cremato e le ceneri disperse in mare. Di lei restano la voce, le mani, lo sguardo delle pupille nere dall'imperscrutabile miopia, la sensuale e raffinata magrezza, le emozioni che provava e destava, le platee in delirio, la magia, la passionalità, il carattere ribelle, le umiliazioni inferte al marito e quelle subite da Onassis, la depressione, la leggenda. E la dedica finale, commossa, di Zeffirelli: "Il dolore è stato una presenza costante nella sua vita".

La «vedette»
Anna Maria Kalogeropulos nasce a New York nel '23 da famiglia greca, debutta a Verona nel '47, due anni dopo diventa la signora Meneghini, nel '50 debutta alla Scala nell'Aida, nel '56-'58 è al massimo: la vedette assoluta della lirica. Esplode il fenomeno Callas: con i suoi trionfi, gli echi segreti della sua voce, il pessimo carattere, le crisi di nervi, le polemiche, la magrezza del cigno, gli occhi spiratati, il fascino aspro e dolente. Gli applausi sono furenti, le grida quasi supplici "Maria, Maria" si levano in tutti i teatri. I cachet sono vertiginosi, i salotti vibrano in attesa della stella. Maria è elegante, raffinata, mondana, desiderata, irrequieta, terribilmente sensuale con quel viso tagliente che la rende drammatica. Salotti, fans, fiori, gioielli, rotocalchi. Può permettersi di tutto, da tigre che graffia, morde e non accetta rivali. È l'imperatrice di Parigi dopo un nuovo trionfo all'Opéra. Si inchina alla regina Elisabetta che le porge la mano. Trionfa al Covent Garden. È la numero uno ma non è felice. "ho la casa piena di fiori - dice - ma mi manca sul comodino la rosa che ogni donna desidera". La rosa arriverà, ma sarà piena di spine.

Onassis

Aristotele Onassis, l'armatore greco re delle navi e del censo, vuole Maria e l'ottiene. Il matrimonio fra Maria e Meneghini si trascina stancamente. Nel '59, sullo yacht Christina, nasce un amore. Maria respira nella notte l'aria della Grecia, l'odore del mare e si innamora. Nelle sue illusioni è l'uomo "giusto". Non sa che diventerà il suo incubo. A 36 anni Maria ha voglia di amare come una ragazza, sogna un amore intenso e un nuovo matrimonio. E si prepara, fra i flash dei fotografi, a farsi massacrare da un essere glaciale, cinico e diffidente. Infedele per temperamento.

Il declino
L'amore la riempie ma la svuota, uccidendo la sua volontà e l'anima d'artista. La sua arma più potente è la voce e Onassis gliela rovina. Per lui Maria trascura il canto e si perde nei rumori della cronaca. Più la si fotografa, meno canta. Diventa personaggio del rito mondano e la voce si fa leggera e fragile, espressione delle sue angosce. Onassis non la rispetta e nel '68 cerca e trova una donna più famosa e più fresca di lei: Jackie Kennedy. Maria è out. Il sogno è finito. Come è finita la voce. Nel '65 la Callas si ritira. La sua storia finisce qui. Tramonta in solitudine, nel silenzio. Si chiude nella casa di Parigi. Lotta con i suoi fantasmi: Norma, Violetta, Tosca, Lucia. La depressione che si è impadronita di lei la fa morire lentamente. La sua strada verso l'infelicità sta per concludersi. Fino alla morte, perduta e abbandonata, come una delle infelici eroine che per anni ha superbamente interpretato.

5 settembre 2009
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